FCA ha inviato una lettera (in inglese) ai propri fornitori italiani e non solo per informarli che, d’ora in poi, i veicoli di segmento B prodotti a Tychy ( Polonia) saranno su base di PSA. La lettera lo esprime con queste parole: “Gentile fornitore, vorremmo informare la sua azienda, per conto di FCA Italia e FCA Polonia, che il progetto della piattaforma Fiat Chrysler segmento B è stato interrotto a causa di un cambiamento tecnologico in corso. Vi chiediamo quindi di cessare immediatamente tutte le attività di ricerca, sviluppo e produzione per evitare costi e spese aggiuntive ” . Ovviamente, con l’espressione “cambiamento tecnologico in corso” , si pensa all’accordo di fusione che verrà firmato tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA e che darà vita (se tutto va bene) al futuro gruppo Stellantis.
FCA in futuro userà la piattaforma CMP per le sue vetture di segmento B
In ogni caso, ciò è bastato per seminare confusione, per non dire panico in Italia. Infatti, lo stabilimento di Tychy in Polonia è uno stabilimento importante del gruppo FCA, che produce centinaia di migliaia di unità all’anno, e attualmente impegnato nella produzione di Fiat 500 e 500C e delle sue derivate Abarth 595 e di Lancia Ypsilon. In virtù di questa decisione i fornitori ricevono un grosso colpo in testa viste le grandi spese affrontate per ricerca e sviluppo inutilmente dopo l’ennesimo dietrofront del gruppo FCA.
Secondo il Corriere della Sera , il gruppo italo americano ha annunciato di aver concluso un accordo con il gruppo PSA per il quale produrrà tutte le vetture piccole della fabbrica polacca sulla base della piattaforma francese CMP, base sulla quale vengono prodotte le seguenti auto elettriche e termiche: Peugeot 208, Citroën C3 e C4 e Opel Corsa.
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In Italia ciò ha sollevato molte perplessità. Questo in quanto la filiera piemontese (composta da 58.000 dipendenti, 1.000 aziende per un fatturato di 18 miliardi annui) si basava in particolare su Tychy per vivere. È uno dei pochi stabilimenti del gruppo italo americano in Europa che produce con una capacità annua significativa , senza ricorrere a molteplici ammortizzatori sociali e periodi di parziale disoccupazione a causa di forti crolli. Il colpo è quindi grave perché si tratta di un intero sbocco industriale potenzialmente chiuso agli italiani.
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