Nella giornata di oggi registriamo un nuovo aggiornamento sulla questione della “crisi dei chip” e sulle difficoltà degli stabilimenti italiani di Stellantis. Lo stabilimento Sevel di Atessa, sede di produzione di veicoli commerciali e vero e proprio cuore delle attività del gruppo in Italia, è costretto a tagliare la produzione. La comunicazione è arrivata nel corso della giornata di oggi ai sindacati da parte dell’azienda.
La carenza di semiconduttori (in particolare è una centralina Abs Bosch prodotta in un impianto malese a causare il problema) costringe l’azienda ad un netto taglio della produzione settimanale. Il sito Sevel, infatti, registrerà una riduzione dei turni di lavoro che passeranno da 18 a 15, con un conseguente taglio della produzione. Gli effetti della decisione riguardano anche i lavoratori.
La riduzione dei turni di lavoro, infatti, comporta l’interruzione delle trasferte per 600 dipendenti, precedente trasferiti allo stabilimento Sevel per coprire l’elevata produzione (per loro ci sarà il ritorno nella fabbrica di appartenenza e la cassa integrazione), e il mancato rinnovo di contratto di 300 lavoratori in somministrazione che, da tempo, attendevano una stabilizzazione da parte dell’azienda.
L’allarme dei sindacati sul futuro dello stabilimento di Stellantis
Ad essere colpiti dalla scelta di taglio della produzione alla Sevel sono, quindi, ben 900 lavoratori a cui vanno a sommarsi le aziende dell’indotto dello stabilimento che, inevitabilmente, si vedranno ridotte le commesse con conseguenze dirette sui lavoratori. Sulla questione si registra il commento di Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl.
Il rappresentante dei lavoratori dichiara: “La situazione sta precipitando. Nei giorni scorsi abbiamo sollecitato la convocazione del tavolo Stellantis al Mise perché crediamo che la situazione del gruppo debba essere presa in carico dal Presidente del Consiglio “ Secondo il punto di vista di Uliano, però, bisogna prestare la massima attenzione ad un possibile cambio di strategia di Stellantis.
Continua Uliano: “È innegabile l’esistenza di un problema di approvvigionamento di componenti che riguarda tutto il settore dell’automotive, ma continuiamo a pensare che il nuovo stabilimento di Gliwice, in Polonia, stia determinando anche nuove strategie da parte di Stellantis” Per il futuro, inoltre, Uliano ritiene che: “La decisione di riportare lo stabilimento a 15 turni creerà delle conseguenze che avranno una ripercussione diretta sull’occupazione a partire dai precari, non solo della Sevel, ma di tutte le aziende dell’indotto e dei servizi”
L’ombra di un taglio permanente della produzione per lo stabilimento Sevel resta. La scelta di Stellantis di accelerare l’avvio della produzione nel nuovo stabilimento polacco di Gliwice (che entrerà in attività a febbraio 2022 con due mesi d’anticipo) fa temere la volontà di avviare una progressiva delocalizzazione. Il taglio della produzione alla Sevel, quindi, potrebbe essere solo in parte legato alla crisi dei chip.
Il gruppo potrebbe aver scelto di ridurre progressivamente le attività (e il numero di lavoratori) nello stabilimento Sevel per avviare un programma di delocalizzazione verso la Polonia con l’obiettivo di ridurre significativamente i costi di produzione nel corso del prossimo futuro. Al momento, Stellantis non ha commentato le indiscrezioni e non ha fatto sapere quali saranno i piani futuri per lo stabilimento di Atessa.
Di certo, la crisi dei chip è destinata a continuare. Anche nel corso dei prossimi mesi i siti italiani si troveranno a dover fare i conti con una produzione inferiore alle attese e con la carenza di semiconduttori. Continuate a seguirci per saperne di più.