Stellantis potrebbe ridurre i lavoratori alla Sevel: la risposta dei sindacati

Nuova delocalizzazione in arrivo per i veicoli commerciali?
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Lo stabilimento Sevel di Atessa sta diventando, sempre di più, un punto di riferimento delle attività produttive di Stellantis in Italia. Il sito, sede di produzione dei veicoli commerciali del gruppo, ha registrato un notevole aumento dei volumi in questi ultimi mesi. Di recente, però, lo stabilimento ha dovuto fare i conti con la crisi dei chip, costata un periodo di cassa integrazione (fino al prossimo 4 settembre) a 705 lavoratori in somministrazione ed altri oltre 5.600 dipendenti Sevel.

Al momento, il numero di lavoratori in attesa di stabilizzazione alla Sevel è in crescita rispetto al passato. L’azienda non ha ancora fornito informazioni su quelli che saranno i piani futuri ed i sindacati iniziano a temere lo spettro della delocalizzazione che potrebbe portare ad un taglio della forza lavoro nello stabilimento, attualmente riferimento assoluto delle attività del gruppo in Italia.

La conferma arriva da Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fima-Cisl, che ha anticipato un nuovo sciopero dei lavoratori in relazione al problema della Sevel ed al silenzio assordante di Stellantis. Sottolinea Uliano: “Nonostante si aumentino i volumi ci sono meno lavoratori interni rispetto al passato, quando c’era meno produzione. Siamo preoccupati perché questi lavoratori ora sono in pianta stabile e parte fondamentale della produzione e se non vengono confermati, noi pensiamo che a rischio non siano solo loro, ma lo stabilimento stesso”

Il rappresentante dei lavoratori ha aggiunto: “Ad oggi non abbiamo ricevuto risposte. La rappresentanza sindacale si riunisce entro la fine della settimana per definire le modalità dello sciopero. Senza novità, andiamo avanti”. Sul futuro dello stabilimento Sevel di Atessa sono emerse alcune ombre. Stellantis realizzerà un impianto di produzione di veicoli commerciali in Polonia con l’obiettivo di realizzare 100 mila veicoli all’anno (circa un terzo delle attività della Sevel).

La scelta di non stabilizzare gli oltre 700 lavoratori in somministrazione (più del 10% del totale) rappresenta un campanello d’allarme per i sindacati. Aggiunge Uliano: “ Non abbiamo elementi, ma se i 705 lavoratori non vengono stabilizzati, qualche dubbio ci viene. La preoccupazione è che lo stabilimento polacco porti via parte del lavoro dello stabilimento di Sevel”.

Simone Marinelli, coordinatore nazionale Automotive Fiom-Cgil, aggiunge: “Va aperto un confronto rapido, serrato con azienda e istituzioni, per avere rassicurazioni e garanzie per la produzione dello stabilimento Sevel e della Val di Sangro, che è il polo industriale che gira introno alla Sevel, perché fermo quello, fermo anche l’indotto”. Anche per il rappresentante della Fiom-Cgil, le prospettive future per il sito di Atessa sono “preoccupanti”.

Stellantis potrebbe davvero ridimensionare lo stabilimento Sevel?

Come abbiamo visto, la scelta di non stabilizzare i lavoratori, nonostante l’aumento netto e costante della produzione registrato in questi ultimi due anni, e la volontà del gruppo di investire in Polonia per realizzare un nuovo stabilimento analogo, ma piccolo in termini di capacità produttiva, alla Sevel sono aspetti da non trascurare. Nel prossimo futuro, potrebbe davvero arrivare il temuto ridimensionamento delle attività alla Sevel.

Ad oggi, infatti, non ci sono garanzie occupazionali per i lavoratori. Le stabilizzazioni tardano ad arrivare e non è chiaro quali siano i reali obiettivi di Stellantis, che ha volutamente scelto di non commentare la questione. Il nuovo sciopero, che verrà definito nel corso dei prossimi giorni, dovrebbe chiarire quelle che saranno le posizioni dei lavoratori. Staremo a vedere se Stellantis commenterà la questione. Continuate a seguirci per saperne di più.

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