Il settore automotive italiano sta attraversando un momento molto difficile e, oltre alla politica di contenimento dei costi di Stellantis, che prevede circa 800 uscite volontarie in futuro dai suoi stabilimenti, deve fare i conti con i licenziamenti in netta crescita tra le varie aziende della filiera. In queste ore è arrivata la notizia che uno dei fornitori italiani di Stellantis, l’azienda San Marco di Atessa, si prepara a licenziare 50 dei 163 lavoratori con un taglio del 30% del personale.
La San Marco è uno dei principali fornitori dello stabilimento Sevel dove Stellantis realizza veicoli commerciali come il Ducato. Nonostante gli ottimi dati di produzione nel sito Stellantis di Atessa, la San Marco si prepara ad un notevole ridimensionamento. L’azienda che produce cassoni e accessori per i veicoli commerciali come il Ducato, il Doblò e i furgoni di Citroen e Peugeot ha scelto di non utilizzare altri mesi di cassa straordinaria e cassa covid.
Amedeo Nanni, responsabile metalmeccanico della Fim, sottolinea: “Come Fim – Cisl continueremo ad attuare tutte le iniziative possibili al fine di tutelare i lavoratori del nostro territorio. Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e portare l’azienda a ritirare la procedura e a utilizzare gli ammortizzatori sociali che non sono ancora esauriti, oltre che a portare nuove lavorazioni come da impegni presi quando l’azienda aveva acquisito lo stabilimento dal fallimento”.
Nelle ultime settimane, anche altre aziende della filiera automotive italiana, come Gianetti ruote, Gkn e Timken, hanno annunciato l’avvio di procedure di licenziamenti collettivi. L’intero settore, in buona parte legato alle attività di Stellantis in Italia, continua ad essere in forte crisi con il rischio di un notevole ridimensionamento nel corso del prossimo futuro.
Stellantis si prepara a internalizzare la produzione di componenti
A peggiorare la situazione della filiera automotive potrebbe arrivare un netto cambio di strategia di Stellantis nel corso dei prossimi mesi. Il gruppo, infatti, ha intenzione di “internalizzare” la produzione di parte della componentistica, tagliando le commesse esterne e aumentando così le attività produttive all’interno dei suoi stabilimenti (in modo da ridurre gli esuberi).
Questa scelta potrebbe avere conseguenze devastanti per l’intera filiera automotive, strettamente connessa alle attività produttive dei siti italiani di Stellantis. Nei prossimi mesi, quindi, potrebbero registrarsi ulteriori casi di licenziamenti collettivi che porteranno ad una progressiva riduzione del numero di lavoratori impegnati nel settore automotive italiano.
Da notare che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, in questi giorni, hanno scritto al Presidente del Consiglio, Draghi, per chiedere una verifica sul processo di “riconversione e riorganizzazione in atto su tutto il sistema produttivo e manifatturiero, dei trasporti e logistico”.