Bisogna fare un certo distinguo e "capire" sia il linguaggio burocratico che aver chiara come in Italia la legislazione viaggi a compartimenti stagni.
L'Agenzia delle Entrate dice che può essere ritenuta competente, per gli interpelli, solo per le Regioni a Statuto Speciale. Per cui si esprime sull'argomento, con propria risoluzione, per questo caso che è di sua competenza.
Significa che per i casi NON di sua competenza esisteranno altri Enti che si pronunceranno in tal senso. La risoluzione dell'agenzia delle entrate deve quindi ritenersi applicabile laddove l'Agenzia ha "giurisdizione" in materia di interpelli, ergo Valle d'Aosta, Friuli, Trentino, Sardegna e Sicilia.
Nulla vieta che, un domani, il contribuente di una Regione "normale" che si rivolge all'Ente preposto e competente si senta dare la stessa risposta, ma non è automatico. Quindi al momento io considererei valida tale risoluzione SOLO per le Regioni a statuto speciale.
L'interpello, ineccepibile nella sua logica e che ripercorre analogo fatto dall'Ag. Entrate del Lazio oramai circa 9 anni fa, non fornisce poi una vera e propria pietra tombale su una questione che gira da UNDICI ANNI perchè richiede come risoluzione ANCHE un qualcosa di inesistente.
Perintanto da una chiarezza non da poco, che è sicuramente logica e comprensibile, ma che molti ignorano ancora oggi anche nel settore dell'automobilismo storico: UNA COSA è il Codice della Strada, UN'altra le normative tributarie. Che in questo caso non son, chiaramente, identiche.
Il Codice della Strada considera le auto storiche come le considera (Registro Alfa, Lancia, Fiat....), e per quanto previsto dal suo ordinamento in materia di circolazione, revisione e via dicendo(es. luci accese o meno e via discorrendo). La questione fiscale è su un piano diverso.
Ora, va da se che paghiamo da undici anni lo strapotere e il monopolio dell'ASI (per quanto riguarda le auto). Perchè quando questa legge, richiesta da anni, finalmente ebbe la luce, il legislatore si aspettava che senza indugio l'ASI e la FMI facessero una determinazione, annuale, in cui venissero compresi i veicoli da considerare di interesse storico collezionistico: diciamo una sorta di elenco.
La FMI provvide a fare una lista chiusa (già prima esistevano le liste chiuse, per lista chiusa si intende un elenco di veicoli iscrivibili tenendone fuori altri, solo che in precedenza riguardava SOLO la iscrivibilità a un club o meno), l'ASI no.
Appare del tutto chiaro l'abuso monopolistico, peraltro espresso in modo da essere un domani "difendibile", dell'ASI che ha di fatto creato una situazione di disparità: l'ASI ha infatti "determinato" che sono di interesse storico collezionistico tutti i veicoli di vent'anni e + "in regola con il proprio regolamento tecnico nazionale".
La domanda allora nasce spontanea: essendoci questa "ennesima e ulteriore" forca caudina, chi dice che il veicolo è in regola col regolamento di questa associazione privata? Va da se che il primo a dire se è in regola o meno è l'ente stesso, cioè l'ASI, e l'ASI te lo dice se sei iscritto. E ti dice anche che per garantire il rispetto di quei canoni che lui ha imposto ("in linea col regolamento tecnico nazionale") devi essere iscritto ogni anno, mica una volta e basta.
Sicchè son stati belli che furbi: da un lato loro non fanno liste (quindi hanno un bacino di potenziali soci non definito, ergo amplissimo), ti danno dei parametri "in linea generale", e se vuoi esser tranquillo ti iscrivi e loro la certificazione te la fanno.
Essì perchè se NON sei iscritto, (una volta poi non so, recentemente si era parlato di fornirla anche ai non soci) ti attacchi al tram. L'ASI ti dice, e dice anche al legislatore, che non è tenuta a far servizio per i non associati e si inventasse qualcosa lo Stato.
Dal momento che i collezionisti son pochi voti, e che la legge già citata ha avuto un iter lungo e pareva un parto trigemellare difficoltoso, si è ben evitato di andare a rimetterci mano: anche quando recentemente pareva esserci il disegno di legge che sistemava le cose.
A complicare le cose ci si è messo poi il federalismo fiscale: il gettito della tassa di proprietà, o circolazione che sia, va alle Regioni che decidono "in relativa autonomia" le quasi si sentono legittimate a far come gli pare. Il RIAR, che non ha il peso dell'ASI, è stato anche recentemente accusato di aver fatto poco per consentire la tassazione agevolata anche ai suoi iscritti. Poteva sicuramente fare di più, e di meglio, ma ha posto l'attenzione ad altri aspetti di vita sociale più ludici. Non è la sede per trattarne.
Esistono allora Regioni che, a mio parere illegittimamente, chiedono 60 euro "a tutti" (Toscana, non mi pare legale perchè l'importo della tassa viene determinato dallo Stato, non dalla Regione) o regioni che applicavano indistintamente a tutti l'importo di euro 25.82 (solo se circoli) come la Lombardia.
Ripeto e ribadisco: della questione se ne son tutti strafottuti allegramente, tranne alcuni singoli che non volendo sottostare al ricatto dell'ASI avevano preparato degli interpelli. Tuttavia molti abbozzano, si iscrivono e pagano una "tangente" per non aver problemi, confidando nel fatto che rispetto a un bollo di 300 euro magari pagano 150 di tassa iscrizione club + quota asi. Altri invece godono del fatto che pagano 60 euro, legittimi o meno, ma si levano il pensiero perchè la Toscana non sta certo a chiedere alcunchè: e non elevando contestazione, son tutti felici e contenti. Idem la Lombardia.
Nel caso dell'interpello, comunque, è lapalissiano che se la moto dell'interpellante è compresa nella lista annuale FMI lui sta tranquillo e accede all'agevolazione.
Per le auto invece stante la politica dell'ASI non se ne esce: perchè la richiesta "certificazione" di cui si ciancia nell'interpello la fan solo ai soci.