I soldi non fanno la velocità (media) !

Gentleman_Driver

Nuovo Alfista
22 Dicembre 2009
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Milano
Andare sulla costa azzurra e non fare caso al lusso è sicuramente difficile ma non impossibile, molto secondo me dipende dai posti che si visitano ed ovviamente da come ci si arriva.
Se si rimane confinati nei soliti posti, come Nizza e Cannes è normale che dopo la passeggiata di rito sulla promenade, le auto di lusso che passeggiano sul lungomare finiscano per monopolizzare l’attenzione perché, a parte i palazzi dei casinò e degli hotel, le attrattive paesaggistiche un po’ scarseggiano.
Ma se vi recate nella vicina Antibes, con i suoi vicoli, le sue antiche mura che si affacciano a strapiombo sul mare, una Perrier servita con ghiaccio e limone da sorseggiare in una delle piazzette del centro storico e non ultimo due delle poche spiaggette di sabbia della zona (le altre sono tutte di sassi) le cose cambiano.
Se poi ci si arriva a bordo di una GT, magari parcheggiata fronte spiaggia dopo aver percorso la stretta promenade che passa tra il centro storico sulla destra ed i muretti che la separano dalla scogliera sulla sinistra (nota al cinema per una scena della saga “The transporter”) si può persino arrivare ad ostentare un certo contegno alla vista di una Ferrari F12 di un giallo quasi oro che morde la coda di una GT-R proprio su quel tratto di strada.
E’ addirittura possibile illustrare con parole comprensibili anche a 2 astronomi nostri compagni di viaggio, i particolari che differenziano una Cayman da una Cayman GT4 e persino assistere con assoluto distacco alle manovre degli elicotteri che atterrano e decollano dai lussuosissimi yacht ormeggiati appena qualche km al largo ma ancora a portata di occhio umano e di zoom (ora capisco cosa prova un paparazzo :asd) ).
A completare la scena da cartolina, con il calare della sera fa pure capolino la luna che molto democraticamente distribuisce i suoi riflessi un po’ al mare ed un po’ alla GT giramondo. Se solo quelle 4 gocce di umidità cadute la sera prima non avessero “maculato” di marrone il manto argentato della mia Alfa. La maledizione dell’auto appena pulita colpisce anche all’estero.
Il giorno della ripartenza tutto scorre tranquillo, dopo aver solcato il principesco asfalto, la GT rimette il muso sul suolo italiano e ancora prima di Genova nello specchietto a goccia dalla forma maledettamente elegante, soprattutto se paragonato ai televisori con tubo catodico adesso in voga, scorgo la sagoma di una Mercedes SLS Roadster, nera come la tuta di Diabolik, che viaggia in corsia di sorpasso (non poteva essere altrimenti) con la cappotta abbassata.
La ammiro in tutta la sua drammaticità mentre attendo pazientemente che mi affianchi per sentire il latrato del suo AMG. Voglio godermi a pieno quel fugace momento ma diamine l’agognata sverniciata sembra non arrivare più.
Non sono il tipo che gode nel fare da paracarro alle auto che viaggiano più veloci e benché meno a bolidi come quello. Alleggerisco quindi un pelo l’acceleratore per incoraggiare il sorpasso ma mentre aspetto mi accorgo dallo specchietto di un curioso particolare. Il suo guidatore, un uomo all’apparenza sulla cinquantina di anni, porta più volte il braccio destro in alto, sul bordo superiore del parabrezza. Incredibile ma vero non si trattava della classica manovra di lancio di sigarette, salviettine o stralli, e nemmeno di un tentativo estremo di asciugatura delle mani dopo una sosta all’autogrill, bensì dell’armeggiare con una Go-Pro montata sul bordo superiore del parabrezza.
In preda ai primi segni di invecchiamento in attesa che il Luc Besson “de noialtri” iniziasse le sue riprese ed ormai prossimo all’anonimo sederone di una Tiguan, al motto di “ora gliela do io una bella scena da inquadrare”, rompo gli indugi e metto freccia e “bertoniana” coda sulla corsia di sorpasso lasciando fare alla GT quello che gli riesce meglio. Riceverò notizie del regista solo dopo qualche km quando si farà vivo su un rettilineo, stavolta ad andatura più decisa. L’ho fatto ovviamente passare per poi rivederlo l’ultima volta davanti a me mentre, in ripartenza da un’area di sosta non attrezzata fermava nuovamente quella magnificenza dopo appena qualche decina di metri su una zona zebrata dell’corsia di destra. Più che Diabolik mi sa tanto che si trattava di Cattivik ! :D
 
Mi associo ai complimenti dei "colleghi" alfisti.. Io comunque dopo aver visitato quelle zone , sono tornato a casa con un senso di "piccolezza" infinito. Addirittura a Cannes ho visto una Mclaren 650S , abbandonata in un vicoletto,quando io per trovare il parcheggio ideale, faccio 3 o 4 giri d'isolato :eek13)
 
Bel racconto da appassionarti mentre lo si legge :OK)
Saluti Max

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