Alfa Romeo SE048: chi ne sa di più?

denny1977

Nuovo Alfista
10 Agosto 2009
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Novara
Se c'è una vettura da corsa che mi ha sempre molto molto affascinato (anche se non ha mai corso), è la SE048.

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È come ho detto una vettura che mi ha molto affascinato, soprattutto per il fatto che avrebbe potuto partecipare al fenomenale Campionato Sport Prototipi purtroppo morto poco dopo il '90, che come fascino era secondo me secondo solo alla Formula 1 (se non pari a quei tempi dato che correvano una marea di Case con tantissime soluzioni differenti); ammetto però la mia ignoranza sulla vettura, di cui ho trovato poche informazioni Wikipedia ( http://it.wikipedia.org/wiki/Alfa_Romeo_Sport_Prototipo ):

'L'Alfa Romeo Sport Prototipo, nota anche Alfa Romeo Gruppo C o Alfa Romeo SE048, è una vettura da competizione realizzata sul finire degli anni ottanta dall'Alfa Romeo per prendere parte al Campionato del Mondo Sport Prototipi ed era equipaggiata dal motore Alfa Romeo V1035 che avrebbe dovuto essere installato sulle vetture Ligier di Formula1 per il 1987 e che avrebbe poi portato al ritorno della Casa del Biscione nel Campionato Mondiale di Formula 1, in seguito non concretizzatosi.
In realtà quest'auto non ha mai preso parte ad una sola gara, ed è sempre rimasta al suo stato embrionale, a causa della crisi che aveva coinvolto il Gruppo Fiat (di cui l'Alfa Romeo fa parte dal 1986) e del fallimento del Campionato del Mondo Sport Prototipi con motori di derivazione Formula 1, varato in quegli anni, che hanno costretto a modificare pesantemente i piani della casa di Arese, arrivando a cancellare il progetto dell'Alfa Romeo Sport Prototipo.
Inoltre va detto che attorno a questo mezzo, aleggia ancora oggi un'aria di mistero, per via della complessità costruttiva, delle raffinatezze tecnologiche e del modo di sfruttare le sinergie all'interno del Gruppo Fiat.

Contesto
Nel 1985 l'Alfa Romeo pose fine alla sua avventura in Formula 1, poiché i fondi a disposizione non erano sufficienti per continuare ad evolvere il motore turbo 890T, nonché la fallimentare monoposto 185T. Tra l'altro, nello stesso anno perse uno dei migliori tecnici di Formula 1 di sempre, nonché storico ingegnere della casa, ossia Carlo Chiti.
A quel punto sull'onda del successo dei motori turbo a quattro cilindri, l'Alfa Romeo dirottò le sue risorse sul nuovo propulsore 415/85T, che avrebbe dovuto equipaggiare le auto della scuderia francese Ligier. La casa intendeva effettuare una ristrutturazione, rientrando gradualmente nella massima serie, prima come fornitrice di propulsori e poi in prima persona con la propria scuderia. Dopo la firma del contratto con Ligier nel 1986, l'azienda passò sotto il controllo del Gruppo Fiat, già in Formula 1 con la Ferrari. Questo, unito a problemi tenici e all'imminente abolizione dei motori turbo (deliberata nel giugno 1986, dopo la morte di Elio de Angelis), portò all'interruzione del rapporto con Ligier (anche se ufficialmente la causa legale della rottura del contratto furono alcune dichiarazioni del pilota René Arnoux), all'uscita dalla Formula 1 e all'accantonamento del nuovo motore aspirato da 3,5 litri già realizzato.
Nel 1987, però, la FIA era intenzionata ad istituire una categoria di vetture, la ProCar (esteriormente simili alle vetture di serie, ma con motori e tecnologia da Formula 1), destinate al nuovo Campionato Production Car. Pertanto Fiat diede il via libera all'Alfa Romeo per progettare una vettura destinata a questo campionato, utilizzando il motore V10 che già si trovavano in casa.

Il motore V10
Il progetto del motore (siglato V1035) venne affidato all'Ing. Pino d'Agostino, che valutò fosse meglio utilizzare un propulsore V10, in luogo degli abituali 8 cilindri o 12 cilindri. Questo progetto diede vita al primo motore di Formula 1 V10 della storia moderna, ma che, ironia della sorte, non ha mai equipaggiato una monoposto da Gran Premio. Era realizzato in due bancate, ognuna delle quali era un basamento a se stante, costruite con una lega di alluminio e silicio e realizzate per fusione in conchiglia. Ogni bancata chiaramente, disponeva di cinque cilindri. I cappelli di banco erano in duralluminio ed induriti con nikasil, i pistoni erano realizzati per stampaggio e la parte al di sotto del cielo degli stessi era raffreddata da ugelli spruzza-olio, collocati all'interno dei cilindri stessi. Disponeva di quattro valvole per cilindro, comandate da quattro alberi a camme in testa dotati ognuno di variatore di fase, con punterie idrauliche a recupero automatico del gioco. L'angolo tra le bancate era di 72°, il che consentiva di azzerare le forze del primo e del secondo ordine, mentre le coppie del primo e del secondo ordine, per quanto presenti, raggiungevano valori trascurabili, perciò non vennero utilizzati i contralberi di equilibratura, in modo da ridurre al minimo le masse.
Venne studiata anche una variante con cinque valvole per cilindro, ma in realtà quella definitiva era dotata di quattro valvole e il totale dei motori prodotti fu di 15 esemplari. In ottemperanza alle norme FIA, la cilindrata era di 3500 cm³.
I primi test del motore al banco effettuati il 1 Luglio 1986 misero in risalto la bontà del progetto, poiché subito le potenze erano notevoli, ossia 583 cavalli, che arrivarono nella sua ultima versione al valore di 620 CV a 13.300 giri/min, con coppia massima 39 kgm a 9500 giri/min (cioè 383 nm a 9500 giri/min). Inoltre venne evidenziato un livello di affidabilità notevole.
L'Alfa Romeo 164 ProCar, dotata di questo motore, venne realizzata nel 1988 in collaborazione con la Brabham (che si occupò del telaio) e presentata il 9 settembre all'Autodromo Nazionale di Monza davanti al pubblico che assisteva al Gran Premio d'Italia 1988, quando però il Campionato Production Car era già stato annullato sul nascere per il disinteresse dei costruttori, rendendo di fatto inutile la vettura.

Progetto Gruppo C
Così, visto il diniego da parte della Fiat a partecipare ancora al mondiale di Formula 1 e la cancellazione della ProCar, il reparto Alfa Corse pensò di riciclare questi progetti per la realizzare di nascosto un'auto del Gruppo C da far gareggiare nel Campionato Mondiale Sportprototipi, mettendo in pratica concetti aerodinamici e motoristici che solo anni dopo si sarebbero affermati in tali competizioni, grazie alla rivoluzione regolamentare imposta dalla Federazione Internazionale dell'Automobile.
La supervisione di questo progetto era affidata all'ingegner Lunetta, che guidava a Torino un gruppo misto di progettisti appartenenti all'Abarth e all'Alfa Corse, tanto che la vettura ha la sigla di progetto Abarth SE048, a cui si deve la denominazione popolare (ma errata) di Alfa Romeo SE048 nei confronti di questa Sport Prototipo.
Il progetto della vettura era ispirato alla massima efficienza aerodinamica e nonostante l'obbligo del fondo piatto sotto l'abitacolo, due diffusori erano presenti nel muso, mentre altri due molto più marcati si sviluppavano alle spalle del pilota fino alla coda della vettura, generando forze aerodinamiche nettamente superiori a quelle delle vetture di Formula 1 contemporanee, tali da generare tra gli stessi progettisti preoccupazioni in merito alla sicurezza che li portarono a decidere di utilizzare la fibra di carbonio per il telaio anzichè i tradizionali fogli di alluminio rivettati.
Contemporaneamente agli studi in galleria del vento portati avanti dall'ing. Camaschella con modelli in poliestere a grandezza reale presso le strutture della Dallara e del Centro ricerche FIAT di Orbassano, l'ing. Claudio Lombardi portava avanti lo sviluppo in pista del motore V10, installato su una Lancia LC2 (acquistata da una scuderia privata, il Team Mussato) e modificata per accogliere tale motore, che fu denominata Abarth SE047.
L'Alfa Romeo Gruppo C, derivata telaisticamente dalle esperienze acquisite con la 164 ProCar, utilizzava tecnologie di Formula 1 ancora oggi applicate alle monoposto da Gran Premio, ossia sospensioni a quadrilateri bassi deformabili, del tipo push-rod, un telaio monoscocca in fibra di carbonio e quattro freni a disco in carbonio realizzati dalla Brembo.
La casa del Lingotto, impose in nome delle sinergie aziendali l'adozione di un motore a 12 cilindri il quale altro non era che il propulsore utilizzato dalla Ferrari in Formula 1 tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta e modificato dall'Abarth per le gare endurance, in quanto c'erano dubbi sull'affidabilità del comando della distribuzione a cinghia dentata del propulsore Alfa V10, progettato per le gare sprint del Campionato Production Car o, probabilmente, per una scelta politica dei dirigenti FIAT.
Pur di portare avanti il progetto, gli ingegneri dell'Alfa Romeo installarono a malincuore nella loro vettura questo motore ottenendo comunque dei riscontri positivi grazie a una nuova gestione elettronica del propulsore, ma tali sforzi non bastano e così, nel settembre 1990, l'ordine ricevuto dalla Fiat fu quello di abbandonare definitivamente il progetto del Gruppo C, che nel 1992 venne presentato alla stampa, ma rimase solo e sempre una cavia di laboratorio.
Gli elevati costi previsti per dare competitività alla vettura, ma soprattutto la calante popolarità del Campionato Mondiale Sportprototipi nella versione fallimentare con motori 3,5 litri da Formula 1, posero fine al progetto ancor prima di scendere in pista.

Il seguito
Tra le varie voci che girano riguardo al progetto dell'Alfa Sport Prototipo, oltre alla segretezza del progetto e alla volontà della Fiat di non realizzarlo, pare che il motore V10 progettato da Pino d'Agostino (o almeno le esperienze con esso maturate), sia stato riciclato ed abbia dato vita al motore di Formula 1 V10 utilizzato dalla Ferrari, dal 1996 al 2005. Non per niente Pino d'Agostino è stato uno dei principali tecnici di Maranello proprio in quel periodo, impiegato tra l'altro nel reparto motori e contribuendo in modo fondamentale, soprattutto al ritorno al titolo costruttori del 1999 dopo un'astinenza di 16 anni, e a quello piloti vinto da Michael Schumacher nel 2000, che mancava da 21 anni.
È possibile osservare quest'automobile presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese. Essendo tale, è esposta nella galleria dei prototipi, al primo piano interrato, assieme ad altre vetture che hanno fatto la storia del biscione, come ad esempio l'Alfa Romeo 155 V6 TI DTM o l'Alfa Romeo Tipo 33. Essa è stata inoltre esposta nel 2010 al Goodwood Festival of Speed, dove l'Alfa Romeo era l'ospite d'onore in occasione del centenario della sua fondazione'
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Insomma, un'altra pagina affascinante e purtroppo sfortunata della storia di Alfa Romeo (tra l'altro come la 8C, anch'essa l'hanno dovuta realizzare di nascosto, incredibile! :ka) :ka) :ka) ) :cry: :cry: :cry: .

Qualcuno di voi ha qualche informazione in più sulla SE048? :ciao) :ciao) :ciao)
 
impossibile non notare qualche somiglianza con la jaguar xjr8 gruppo c di qualche anno dopo, progettata da tale ross brawn :scratch)
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In effetti in Formula Uno si sono riversati una quantita impressionante di tecnici che venivano dalla categoria Sport Prototipi. :nod) :nod) :nod)

A fine anni '80 la categoria Sport Prototipi penso fosse sicuramente a livello tecnico più evoluta di quello che era la Formula Uno.
 
thranduil":3p6r4u5s ha detto:
impossibile non notare qualche somiglianza con la jaguar xjr8 gruppo c di qualche anno dopo, progettata da tale ross brawn :scratch)
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è IMPOSSIBILE che siano uguali!!! guarda bene, l'alfa ha sull'anteriore delle feritoie e la parte centrale bombata, ha una presa d'aria che finisce sul parabrezza mentre la jaguar no, ha una presa d'aria anteriore bassa MOOOOLTO diversa... poi in quelle categorie si avvicinano tanto le auto, ma dire che sono simili proprio no!!! almeno a mio parere...
 
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